Yucatan: regione messicana meridionale affacciata sul Golfo del Messico. Temazcal: rituale maya o precolombiano ancora in uso, che prevede una purificazione del corpo operata da uno sciamano. Federico Fellini: regista e intellettuale italiano, noto per la sua stravaganza e la fantasia delle sue opere.

Basterebbero questi ingredienti per comprendere che la spedizione in Yucatan realmente effettuata nel 1984 da un gruppetto di tre italiani, fra i quali Federico Fellini, è una storia promettente. Si trattava del coronamento di un interesse nato dai libri di un misterioso antropologo divenuto popolare negli anni della beat generation, Carlos Castaneda. Fellini era rimasto affascinato dagli esperimenti sulla mente narrati dallo studioso.

Tali esperienze, che prevedevano l’utilizzo di sostanze psichedeliche e la pratica di rituali toltechi ben precisi, andavano nella direzione della completa liberazione dell’essere, per compiere il cosiddetto “viaggio attraverso l’ignoto”.

Il viaggio di Fellini, che aveva come scopo di sondare il campo per la realizzazione di un eventuale film sulle tematiche di cui sopra, fu però un viaggio che sortì effetti ben diversi da quelli sperati. Già prima di arrivare in Messico e poi per l’intera permanenza in Yucatan e anche dopo il rientro in Italia, Fellini fu perseguitato da una voce e da chiamate telefoniche dovunque egli andasse. Castaneda li accolse e poi sparì per molti anni. Il film, che doveva chiamarsi Viaggio a Tulum, non si fece mai. Scaturì invece una lite fra i membri della spedizione, che non fu mai più sanata.

Insomma: un vero disastro con una serie di misteri irrisolti, sui quali il documentario Fellini fine mai ha provato a fare chiarezza nel 2019.

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