C’è un testo di Manzoni sconosciuto alla maggioranza dei “non addetti ai lavori”. Si tratta della Storia della colonna infame, pubblicato nel 1840 dopo una lunga gestazione e considerabile come appendice dei Promessi Sposi. Per lungo tempo la vicenda avrebbe dovuto rientrare all’interno del capolavoro di Manzoni, ma poi fu preferito separarla.

La Storia della colonna infame è ambientata nel medesimo periodo storico dei Promessi Sposi, ovvero la Milano della peste del 1630. Il protagonista è Guglielmo Piazza, accusato di essere l’untore responsabile dello scoppio dell’epidemia con il supporto del barbiere Gian Giacomo Mora.

Le vicende realmente accadute agli innocenti personaggi – accusati, processati, torturati e infine condannati a morte – si basarono sulle testimonianze di una singola persona e costituiscono ancora oggi un caso simbolo di tremenda ingiustizia giudiziaria.

Come la quotidianità non smette di ricordarci, odi e paure latenti in situazioni complicate possono sfociare in eventi terribili. Abbiamo infatti assistito all’attacco di luoghi simbolo quali Capitol Hill nel 2020 e la sede della CGIL a Roma nel 2021 per mano di manifestanti accecati dalla rabbia e manipolati attraverso una comunicazione “di pancia” e fatta di fake news.

Manzoni, con la Storia della colonna infame, aveva compreso le dinamiche di questo tipo e va letto per capire questa deriva psicologica ancora, purtroppo, attuale.

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